Coldiretti Puglia commenta i 15 disegni pubblicati dal giornale americano, riguardanti l’adulterazione dell’olio d’oliva italiano

Le vignette di Nicholas Blechman del New York Times, raffiguranti i produttori di olio italiani come dei truffatori protetti dal potere politico non sono piaciute a Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia. Del resto, proprio nella nostra regione – nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’ e ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale – è il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni. “Nel corso dell’ultimo decennio – spiega la Coldiretti – le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali”.

“Fuori i mercanti dal tempio. E’ proprio il caso di dirlo, per riuscire finalmente a bloccare frodi e sofisticazioni e farla finita con gli ‘sfotto’’ delle testate giornalistiche americane che espongono a pubblico ludibrio un comparto economico importante, a causa di pochi ‘piccoli chimici’ che danneggiano migliaia di produttori onesti.. Non bastava lo ‘Slippery business’, l’affare scivoloso di cui ha parlato Tom Mueller su “The New Yorker” qualche tempo addietro, ora è la volta del blasonato New York Times di mettere alla berlina il comparto olivicolo-oleario italiano. Le truffe dell’extravergine in Italia sono divenute fumetti di derisione degli inganni del falso Made in Italy che stanno provocando il “suicidio” del prodotto simbolo della dieta mediterranea. Sappiamo bene che il mercato dell’olio in Italia è drogato e a pagarne le spese sono proprio gli olivicoltori – come quelli pugliesi – che ‘fanno’ prodotto vero, di qualità, ‘made in Italy’ senza inganni, tipico. Il problema, da noi costantemente denunciato, si è ‘guadagnato’ per l’ennesima volta la ribalta internazionale, nuocendo all’immagine complessiva del Paese”. Queste le parole di Gianni Cantele, a commento delle vignette di Nicholas Blechman del New York Times dal titolo “Il suicidio dell’extravergine – l’adulterazione dell’olio di oliva italiano” che illustrano con una serie di 15 disegni la produzione nazionale di extravergine come un covo di truffatori, protetti dal potere politico, che importano olio dall’estero da adulterare e miscelare con quello nostrano per poi spacciarlo come Made in Italy, in barba anche alle forze dell’ordine http://www.nytimes.com/interactive/2014/01/24/opinion/food-chains-extra-virgin-suicide.html?_r=0.

“Sotto il pressing durato anni di Coldiretti – ricorda il Direttore di Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – è stata approvata legge “salva olio Made in italy”, un risultato straordinariamente importante, raggiunto nonostante le tante ‘insidie’ di quanti – italiani e pugliesi – intendevano, senza esserci riusciti, ostacolare il percorso di trasparenza e legalità che il comparto olivicolo-oleario aspettava da anni. Oggi abbiamo la possibilità di dare un’altra sterzata al problema in Parlamento – continua De Concilio – dove approvare uno specifico emendamento diretto a rispondere alle osservazioni dell’Unione Europea ed a rendere operativa la norma ed il Decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre 2007 che ha imposto in Italia l’obbligo di etichettatura dell’olio extra vergine di oliva, ripristinando tra l’altro il tappo antirabbocco a tutela del vero extravergine italiano anche nella ristorazione. Si tratta di strumenti di cui le forze dell’ordine possono avvalersi per rendere ancora più efficace la straordinaria opera di contrasto alla criminalità nel comparto olio. L’Italia ha dunque l’occasione di ricostruire una credibilità internazionale e di salvaguardare il mercato di una primaria realtà economica”.

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