La cosa ha del paradossale: Martina Franca torna alla Bit di Milano, la Borsa internazionale del Turismo, grazie a un Protocollo d’intesa con i comuni di Locorotondo e Cisternino. Per la prima volta si crea uno stand denominato ‘Valle d ‘Itria’. Si parla di turismo condiviso tra i comuni, si parla di Cisternino che viene premiata a Roma come “Comune Gioiello d’Italia” dopo aver ricevuto la bandiera arancione e il riconoscimento dei “borghi più belli d’Italia”. Possibile che si debba parlare di alberghi che chiudono negli stessi giorni? Eppure è così.
Noi non vogliamo discutere le motivazioni che hanno portato alla chiusura di un albergo all’interno del centro storico: sono motivazioni legittime, portate avanti dalla proprietà e dalla gestione. Ognuno può divertirsi a commentare più o meno sensatamente le vicende altrui, e commentare se le motivazioni della chiusura siano più o meno valide, più o meno condivisibili: ma questo è un semplice chiacchiericcio che scalfisce appena il velo grigio dell’indifferenza martinese, e non va alla radice delle cose.
Noi preferiamo prendere atto di ciò che è successo, ricordare quello che è stato e chiederci cosa potrà accadere in futuro: perché è chiaro che lo sforzo dell’amministrazione cittadina, di qualunque colore politico possa essere, è di portare turisti sul suo territorio.
La presenza alla Bit è forse il primo passo in questa direzione da molto tempo. Non ci si deve aspettare che dalla presenza in questa fiera possa si stravolgere il futuro turistico martinese, ma è ragionevole pensare che la Bit sia una occasione. Una situazione all’interno della quale, se si ha abilità e un po’ di fortuna, si possono incontrare persone, chiudere accordi e aprire prospettive per migliorare il turismo locale.
In questo scenario, che per una impresa che opera con i turisti può assomigliare allo spiraglio di luce alla fine di un tunnel, o al toccare finalmente con i piedi il terreno quando si annaspa con l’acqua alla gola; in questo scenario, appunto, si decide di chiudere.
Della chiusura, poi, di questa struttura ricettiva non possono gioire neppure gli eventuali concorrenti: chi infatti andava nel Villaggio In lo faceva per il piacere di abitare per qualche giorno nel centro storico, quel centro storico da cui molti martinesi paiono voler fuggire, o che, peggio, ignorano. E che questi turisti non siano facilmente “recuperabili”, specie nei casi in cui siano visitatori affezionati, diamo testimonianza con questa lettera inviata alla direzione del Villagio In e al sindaco di Martina:
«Alla Proprietà e Direzione del Villaggio In,
Io e mia Moglie Olimpia, pluridecennali ospiti del Villaggio In siamo sconcertati dalla decisione di chiudere uno dei pionieri del sistema “albergo diffuso” in Italia.
Pur con ogni considerazione per la fondatezza di motivi soggettivi e di eventuali difficoltà economiche del fare impresa, si resta comunque sconcertati dall’assenza di una ricerca di alternative (partnership, vendita ad altri operatori) che priverà il territorio di una strategica struttura ricettiva ed aumenterà il degrado del centro storico, già oggi assai deteriorato rispetto ai primi anni della nostra esperienza martinese.
Stupisce il silenzio degli opinion leader locali e delle istituzioni. Ma questo, purtroppo, ci sconcerta di meno.
Un pensiero pieno di affettuosa solidarietà e gratitudine a tutto il personale della reception: attento, paziente, collaborativo e in particolare ad Angelica ed all’onnipresente Martino. Il loro modo di interagire è stato uno dei motivi fondamentali dei continui ritorni a Martina Franca e nella struttura del Villaggio In.
Non credo che sceglieremo più Martina Franca come destinazione di soggiorno,
F.M.»
Occorre in questo caso renderci conto che quella del Villaggio In è una vicenda nostra, dell’intera città. E a questo proposito, per fare un parallelo a noi vicino con il tempo, occorre ricordare che, sempre nel centro storico (un caso?) la boutique Salamina ha chiuso i battenti dopo più di 100 anni di attività, nel momento in cui la Confcommercio preparava un bando per aiutare imprese, negozi e commercianti nei centri storici pugliesi con finanziamenti vari.
Churchill diceva che «molte persone vedono l’impresa privata come una tigre feroce, da uccidere subito. Altre invece come una mucca da mungere. Pochissime la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che in silenzio traina un pesante carro». Quando si pensa a questo e si vede quello che è successo qui a Martina si traggono due conclusioni: o il cavallo che tira il carretto è stanco, e come un animale rischia di crollare per sfinimento e morire da un momento all’altro; oppure è sfiduciato completamente dalle iniziative che vengono prese in suo sostegno.
Daniele Milazzo
Articolo puntuale ed argomentazioni assai pertinenti. Oltre che ben detti come la citazione di W. Churchill.
Partecipare al Bit dopo una chiusura del Villaggio In è un gesto di arroganza.
come sempre di questi tempi mi reco i fine settimana estivi a martina,e in quella che sento “casa mia”al villaggio in,chiamo angelica o le altre gentilississime, precise,signorine addette alla reception e mi preparano l appartamentino che mi è più comodo…fantastico,silenzioso,pulito di ottimo gusto ed in più posso allogiare tranquillamente con il mio setter totò!ora telefonavo al villaggio e mi risultava libero ma non c era nessuno,leggo per caso l articolo della chiusura,resto allibita,ma che vergogna ma come si fà? e perchè chiudere un istituzione a martina.per merito di questa struttura ho portato tante persone,stranieri,anche personaggi famosi da fresu ad antonia dellatte,ad alloggiare, per conoscere martina.ora cambierò luogo mi sposterò su locorotondo dove vi è qualcosa di simile.comune di martina Vergognatevi!
Mi risulta (ho avuto modo di leggere la pubblicità) che il Villaggio in con i suoi 100 poati letto sta riaprendo (se non lo ha fatto in questi giorni) e a dirigerlo, questa volta, saranno direttamente i proprietari. Inoltre, vorrei segnalare alla signora che su Martina dovrebbe esistere una struttura simile facente capo all’albergo Rococo. Pertanto, mi auguro come cittadino di Martina, almeno per questa inesistente chiusura, di non dovermi vergognare.