Lunedì 25 novembre sarà la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Anche a Martina, grazie all’iniziativa di quattro associazioni “al femminile”, si scenderà in piazza per urlare al mondo perché sia fatta giustizia a tante donne che continuano a morire a causa della violenza maschile. Alle 17.30 si vuole colorare la città di rosso, inteso non come colore della sofferenza e del dolore, ma come un simbolo per rappresentare l’energia collettiva, la forza di chi alza la testa, di chi grida forte il proprio dissenso. Iniziativa interessante, certamente da condividere. Ma il fatto di dover scendere in piazza e metterci la faccia per rivendicare qualcosa di sacrosanto è un segnale che qualcosa, in questo mondo, non va per il verso giusto. Il diritto naturale alla libertà e alla felicità non dovrebbero essere sanciti da alcuna costituzione né legge. La donna è la generatrice della vita, e questo è un fatto naturale, che prescinde da qualsiasi considerazione. Ed è innaturale che la vita della donna venga in qualsiasi modo e in qualsiasi forma, eliminata, oltraggiata, calpestata e offesa. Non c’è cultura o religione che tenga. Il diritto alla vita è insito nella vita stessa. Indignarsi perché le donne subiscono violenza di ogni genere non basta, però. Riempiamo la città di rosso, lunedì, va benissimo. Facciamo vedere e sentire che rispondiamo alla rabbia e al dolore, allo sconforto e all’indignazione, alla denuncia e alla consapevolezza con un gesto forte. E poi, nella quotidianità delle nostre vite, facciamo un gesto altrettanto forte. Rispettiamo l’altro per quello che è. Un parte di mondo che, con noi, è l’umanità intera. Senza alcuna distinzione di genere.
Matteo Gentile