Presentato il volume di Pierfranco Moliterni, che racconta le vicissitudini dei musicisti del nostro territorio, da Piccini a Nino Rota
E’ stato presentato nei giorni scorsi, presso l’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi, il volume “Una storia della musica in Puglia. Tre secoli fra antico e moderno” di Pierfranco Moliterni. “Si tratta di uno dei primi appuntamenti della stagione invernale della Fondazione”, ha ricordato Rino Carrieri, che ha introdotto la serata: “Nel libro si affrontano tre secoli di musica pugliese, anche se non si tratta di una storia campanilistica, bensì dell’esaltazione del genius loci del nostro territorio. Il 1700 è stato un secolo d’oro per la musica pugliese e nel volume ci si sofferma sul grande contributo che la musica ha dato al secolo dei Lumi”.
Proprio dall’Illuminismo è partito Moliterni per spiegare alcuni passi del suo volume, appena editato e presentato, per la prima volta, a Martina Franca: “Prima del ‘700 la Puglia era un territorio musicalmente depresso, ma molti autori sono nati in Puglia e poi sono esplosi a livello internazionale, tanto che una statistica dell’Unesco di qualche anno fa dedicata ad analizzare il luogo di nascita degli autori della cosiddetta scuola napoletana ha dimostrato che il 64% dei musicisti è nato in Puglia”. Moliterni ha citato Gramsci per entrare nel merito della storia della musica pugliese: “Il vero romanzo popolare italiano è nella musica, nel melodramma, non ne I Promessi Sposi, perché l’Italia all’epoca non aveva una tradizione di romanzieri, come invece accadeva in Francia”. Gli aneddoti storici hanno toccato inizialmente Piccinni: “Nella Parigi dell’Illuminismo e degli Enciclopedisti arriva Nicola Piccinni che però non spiaccica una parola di francese. Il musicista intuisce che qualcosa stava cambiando in Francia e prima della Rivoluzione Francese decide di rientrare in Italia, per poi tornare a Parigi nel 1798, quando Napoleone è pronto a regnare e preferire, a Piccinni, Paisiello. Per questo Piccinni morirà in povertà, tanto che la sua pietra tombale viene creata riciclando quella di un altro defunto”.
Moliterni, Professore di Storia della Musica e violinista, ha poi fatto una veloce rassegna dell’Ottocento, il secolo di Paisiello, per poi chiudere con alcuni maestri del secolo scorso: Raffaele Gervasio, Nino Rota e Ivan Fedele, collaboratore di Pierre Boulez: “Raffaele Gervasio è nato a Torre a Mare e si è diplomato in violino con Gioconda De Vito, fu chiamato da Rota ad insegnare Composizione al Conservatorio di Bari ed ha scritto le musiche del Carosello. Nel 1961 si è celebrato il centenario dell’Unità d’Italia e Gervasio fu incaricato di raccogliere tutti i canti popolari che hanno contribuito alla nascita della nostra nazione”. Tantissimi gli aneddoti riguardanti Nino Rota, dalla causa con Grimaldi per le musiche della “Ninna nanna di San Nicola” contenute nel film “Rocco e i suoi fratelli”, all’insegnamento di Solfeggio da parte del maestro a Taranto dal 1938 al 1944. Moliterni ha chiuso con un elogio dei nostri musicisti, cercando di spiegare il motivo per cui molti maestri si sono affermati al di fuori del nostro contesto territoriale: “La pugliesità non è campanilismo, ma appartenenza ad una koinè linguistica che permette di reinterpretare il linguaggio musicale”.