Com’è possibile che in un paese dalla grande valenza artistica come l’Italia, venga abolita la Storia dell’Arte come materia scolastica? Eppure accade.
In particolare, puntando la lente di ingrandimento sulla situazione locale, Martina Franca è una delle più belle culle artistiche della Puglia, il suo stile barocco la paragona a Lecce. Eppure queste bellezze artistiche nostrane non potranno più essere studiate ed esplorate dalle nuove generazioni. La decisione si rifà al decreto 2010 del Ministro Gelmini, che prevede l’abolizione totale o la riduzione di ore della Storia dell’Arte nelle scuole secondarie dal prossimo anno scolastico. Una decisione che ha scosso docenti, storici e professionisti, i quali hanno attivato una petizione online per ripristinare la Storia dell’Arte fra le materie scolastiche. L’iniziativa, sottoscritta dall’attuale Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, è rivolta al Ministro Carrozza e ha registrato, al momento, seimila adesioni.
Abbiamo chiesto un parere ad una docente di Storia dell’Arte che insegna da alcuni anni in una scuola superiore di Martina Franca, la professoressa Marina Lanza: “Sono solidale nei confronti di questa petizione, che firmerò quanto prima. Voglio sperare che questo disegno di legge rimanga una proposta, perché si tratta di una decisione improponibile. Spero nella solidarietà dei ministri e di coloro che sono dalla parte della scuola. Già abbiamo assistito alla diminuzione di ore, da 36 ore settimanali siamo passati a 30, non possiamo permetterci un ulteriore taglio netto. Non solo la Storia dell’Arte è stata penalizzata, ma anche la Geografia, il Latino, il Greco o il Diritto hanno subito una variazione di orari che va a penalizzare, in primis, gli alunni”.
“E’ inammissibile pensare – continua la docente – all’attuazione di questa legge, perché abolire una materia scolastica vuol dire mandare a casa tanti docenti abilitati esclusivamente a questo tipo di insegnamento. Per non parlare dei precari, ai quali non sarebbe garantita nessuna assunzione in quanto c’è un soprannumero di docenti di ruolo. Voglio precisare – conclude – che tra i miei colleghi c’è molto scetticismo a proposito di questa abolizione. L’Italia è da secoli culla della cultura e dell’arte, con questa presunta legge faremmo solo una cattiva figura agli occhi dell’Europa e del mondo”.